Chiesa dei Servi

La Chiesa attuale, sorta come Oratorio del convento dei Servi di Maria nel XV secolo, venne costruita sulla base di un progetto del 1756 dell’architetto Antonio Farini. La sua costruzione è avvenuta invece fra il 1766 e il 1778, su rielaborazione del precedente progetto da parte del più noto architetto faentino Gioacchino Tomba. L’adiacente ex convento, risalente al 1482, è stato restaurato negli anni ’80 del secolo scorso e viene oggi utilizzato quale sede delle opere parrocchiali. La Chiesa è decorata a stucchi: particolarmente eleganti sono quelli della cantoria che conserva un organo del 1853, modificato nel 1921. Oggetto del culto è la statua in cartapesta della Vergine trafitta da sette spade, ubicata in una nicchia nell’abside della Chiesa, opera di Filippo Scandellari. Il culto si riferisce ai Sette Dolori di Maria e dal 1671 viene organizzata la processione che si svolge nel settembre di ogni anno, nel corso della quale, come è documentato nell’Archivio Parrocchiale, veniva recitata – così è avvenuto fino agli anni ’50 del secolo scorso – la corona dei Sette Dolori della Beata Vergine.
La Fîra di sett dulür

Alla Chiesa dei Servi è collegata la Fîra di sett dulür (Fiera dei sette dolori), la più antica sagra della provincia di Ravenna; essa risale, infatti, al XVII secolo, ed era legata, come accennato poc’anzi, all’ordine dei frati Serviti, in quel tempo presenti a Russi. La celebrazione, ovvero la Festa della Madonna Addolorata, è stata istituzionalizzata da papa Innocenzo XI nel 1688.
La Festa si svolge nella terza settimana di settembre e presenta un’ampia offerta di eventi musicali e culturali, nonché appuntamenti gastronomici, con piatti tipici della Romagna, nella fattispecie cappelletti, nell’occasione conditi al ragù, e belecòt, una sorta di cotechino o insaccato di maiale che ha ricevuto la denominazione di prodotto regionale Igp (indicazione geografica protetta), servito con purè di patate, piadina o pane: il tutto annaffiato da Canèna Nova. La Canèna è un vino novello di prima spremitura, ovvero prodotto con uve, di cui si è recuperata e diffusa la coltivazione anche in altri comuni vicini a Russi; è un vino aspro, con un retrogusto dolce, tipico del mosto appena spillato, che si accompagna in maniera ideale al citato belecòt.
Alla storia della Fîra di sett dulür è dedicata anche una canzone in romagnolo che appartiene alla tradizione popolare, intitolata La canta d’Ross (La canzone di Russi), così tradotta: “Non c’è un posto più bello di questo,/ mai non manca l’armonia,/ tutti son sempre in allegria,/ e se ne fregano del mondo se è triste.// Russi, centro di Romagna/ si beve e si mangia/ senza ristrettezze// per le feste dei sette dolori,/ dei cappelletti e della canèna/ delle ragazze che sono una rovina,/ rosse, fresche come fiori.// Russi, centro di Romagna/ si beve e si mangia/ senza ristrettezze”.
La Festa venne ripristinata, dopo essere stata sospesa nel 1798 su editto di Napoleone Bonaparte, solo nel 1815, con il ritorno della Romagna sotto l’egida pontificia. A quel tempo, la Festa era soltanto religiosa e consisteva in una processione e nella relativa questua che serviva a supportarne le spese. Nel 1861 il Comune riconobbe la “Confraternita dei 7 dolori”, disponendo che la Festa si tenesse nella terza domenica di settembre. Contestualmente gli esercizi di arti e mestieri iniziarono a beneficiare della trasformazione della Festa religiosa anche a fiera di paese.
In considerazione di ciò, nel 1871 la Festa assunse il nome di “Fiera di bestiame detta dell’Addolorata”. La Fiera si svolgeva nel locale Foro Boario. Nel 1877 la Festa si sviluppò ulteriormente, tanto che venne istituito un treno speciale da Ravenna per portare i visitatori ad assistere alla corsa dei cavalli berberi e agli spettacoli pirotecnici.
Dopo la sospensione causata dalla Prima guerra mondiale, all’interno della fiera venne istituito il luna park con giostre e tirasegni. Alla fine della Seconda guerra mondiale la Festa ha avuto un ulteriore miglioramento ed ha cambiato ancora nome, passando da Fiera dell’Addolorata a Fîra di sett dulür. Per arricchire la parte spettacolare, nel secondo dopoguerra del secolo scorso si iniziarono a rappresentare grandi opere ed operette all’interno del teatro, continuando altresì a svolgere le corse di cavalli berberi (sostituite poi negli anni ’60 dalle corse degli asini) e la mostra del bestiame, poi soppresse dagli anni ’80.
La Fira continua comunque ad essere una Festa ed un’attrazione della Città, la quale nei giorni del suo svolgimento si riempie di numerosi visitatori, oltre a rinnovare periodicamente le sue manifestazioni, che animano vie e piazze, e che la domenica ed il lunedì sera, raggiungono il loro culmine con gli spettacoli pirotecnici a cui assistono centinaia di persone provenienti da ogni parte della provincia, ma non solo, interessate in particolare alle girandole (è l’unica sagra ravennate dove sono allestiti gli appositi pali) e ai fuochi d’artificio. (e.p.)
Indirizzo: la Chiesa si trova in via Trieste, 33.
Apertura:
Maggio – celebrazione della S. Messa nei giorni feriali alle ore 18.30, con la recita del S. Rosario;
Settembre – celebrazioni per la Festa della Beata Vergine Addolorata;
Ogni volta, secondo le necessità dei gruppi e degli eventi vari.